Siamo sempre molto felici quando in redazione giungono mail con la richiesta di interviste. In generale, è l’apprezzamento per il lavoro che facciamo quotidianamente che ci rincuora e ci fa comprendere che siamo sulla strada giusta.
Qualche tempo fa, a scriverci è stata Manuela Riccobono, che già conoscevamo in quanto fa parte del nostro gruppo di beta reader e ha sempre dimostrato ottime capacità di lavoro sui testi sottoposti alla sua attenzione: il suo percorso di studi era ormai giunto al termine e trattando di una tesi sulla storia dell’editoria al femminile e su come si è evoluto il ruolo della donna editore dagli inizi del Novecento fino ad oggi, ha deciso di intervistare proprio la nostra realtà editoriale e la nostra editrice Anita Sessa.
Non abbiamo saputo dirle di no.
Manuela si è laureata ieri pomeriggio, all’Università La Sapienza di Roma, conseguendo il titolo di studio con una votazione di 107. Pubblichiamo oggi proprio quell’intervista e cogliamo, ancora una volta, l’occasione per porgerle i nostri migliori auguri!
1) Com’è nata la Words Edizioni?
Words Edizioni nasce nell’estate del 2019 da un progetto condiviso tra quattro donne che, dopo aver lavorato in diversi ambiti editoriali hanno deciso di aprire una casa editrice e provare a trasformare in pratica tutta l’esperienza accumulata negli anni. Il progetto si è poi evoluto, forse anche più di quanto inizialmente ci si potesse aspettare. L’aspetto societario è mutato, ma è stata tracciata una via, individuata nella nostra mission, che tendiamo e teniamo a seguire.
2) Come sei entrata nel mondo dell’editoria? E che istruzione hai avuto?
Dopo gli anni di liceo scientifico, in cui ho capito che di certo la matematica non era la mia strada, ho studiato Scienze della Comunicazione. L’idea originaria, che poi si è concretizzata, era fare giornalismo. L’editoria non è venuta però in un secondo momento. I libri hanno sempre fatto parte della mia vita, dunque è stato naturale, a un certo punto, dare uno sbocco a questa passione.
3) Da quante donne è formata la Words? E uomini?
Inizialmente eravamo quattro donne. Oggi siamo due, che rappresentano il nucleo centrale della casa editrice. Per il resto, collaboriamo con editor freelance, correttrici di bozze, grafiche. L’unico uomo è un redattore della nostra rivista “Libri&Parole”.
4) Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di avere un team quasi esclusivamente al femminile?
Il vantaggio è indubbiamente la praticità. Si pensa in maniera più immediata e problem solved oriented, molto probabilmente. Lo svantaggio, che poi svantaggio non è, è una certa testardaggine.
5) Avete mai avuto particolare necessità di uomini?
No, devo dire che però non decidiamo chi coinvolgere in base al genere.
6) Perché avete deciso di concentrarvi prevalentemente sul mondo femminile?
In realtà, lavorativamente parlando è stato forse più semplice confrontarsi “da donna a donna”. Per quanto riguarda i lettori, invece, abbiamo optato per la maggiore inclusività possibile.
7) Che tipo di pubblico avete? Anch’esso per lo più donna?
In massima parte, sì. Ma non in via esclusiva. Abbiamo molti lettori uomini, il nostro punto di forza è la qualità del testo. Se sei un lettore, maschio o femmina, trovi comunque qualcosa nel nostro catalogo che può fare al caso tuo.
8) Che generi pubblicate? E perché?
Pubblichiamo romance, nei suoi diversi sottogeneri, ma anche fantasy, thriller, polizieschi e non fiction.
9) Secondo te qual è il ruolo della donna nell’editoria?
Secondo me è ancora “di fatica” e non di rilevanza. Mi spiego meglio: ci sono ancora troppe poche editrici e molte invece editor, correttrici di bozze, beta reader. Il dislivello tra il ruolo della donna e quello dell’uomo nella società si riflette nel mondo editoriale allo stesso modo. Bisognerebbe fare più spazio per le imprenditrici di settore, dare loro la stessa credibilità che si dà a un editore, non vederle sempre e comunque come manodopera.
10) Quali pensi che siano le differenze tra editore uomo ed editrice donna (nel modo di agire, approcciarsi ai proprio scrittori, ecc)?
Ogni persona, a prescindere dal genere, è a sé. Dunque non saprei dire con certezza se vi sono differenze e quali esse siano. Di certo la stessa differenza di percezione che si vede nell’ambito editoriale probabilmente è percepita anche dagli autori. Più che una differenza nel loro modo di approcciarsi, la differenza è nel modo in cui gli autori si approcciano all’editore o all’editrice: il primo, spesso lo si vede come una figura autorevole; la seconda come qualcuno che è brava, ma potrebbe dare di più.
11) Ti sei ispirata a qualche donna o hai un’editrice che ammiri particolarmente?
No, in realtà l’unica ispirazione è stata una casa editrice in particolare: la Penguin Books. Il caso della Penguin è emblematico: ha il merito di aver inventato i cosiddetti tascabili. Romanzi di buona qualità venduti a prezzi contenuti. Questo è anche uno dei nostri punti di forza.
12) L’essere una casa al femminile vi ha mai causato discriminazioni o svantaggi? E sui generi che pubblicate? Se ne ricordi, esponi qualche aneddoto.
Ogni tanto ci sentiamo dire che pubblichiamo troppi romance, troppi libri di Serie B. Onestamente, penso che chi affermi cose simili, ancora oggi, sia solo figlio di una società che affonda le sue radici non nella modernità.
13) Quanto pensi che conti ancora oggi il maschilismo e gli stereotipi sulla donna editore?
Purtroppo, tanto. Ma questo in ogni settore. La donna non viene quasi mai percepita per un essere umano con competenze, ma se occupa ruoli di “potere” viene sempre vista come quella che ha preso qualche scorciatoia per arrivare lì dov’è arrivata.
14) Pensi che oggi le case al femminile siano troppe o mai abbastanza?
Indubbiamente, mai abbastanza. E credo che il mondo editoriale potrebbe giovare di questa “contaminazione” invece.
15) Sentite molto la competizione con le altre case editrici al femminile?
La competizione la si sente sempre. Più che altro, di solito “sento che si sente”. Sono convinta, personalmente, che in campo editoriale la competizione non ha motivo di esistere. Da lettrice non bado mai alle case editrici se compro un libro. Guardo il contenuto, la storia, conosco l’autore.
16) Quanti sacrifici hai dovuto fare e sudore versare per arrivare fin qui con la Words?
Tanti. Tantissimi. E come me la mia famiglia, che mi supporta. Ho perso il conto delle notti passate in bianco, delle lacrime e dei momenti di sconforto. Ma a ogni libro che pubblichiamo mi sento felice come una bambina il giorno di Natale.
17) Come ti sei sentita alla tua prima pubblicazione da editrice?
Frastornata. Credo di averlo realizzato solo dopo molti giorni. Una bellissima sensazione, perché sai che qualunque cosa succeda, hai lasciato un’impronta nel mondo con una cosa bellissima come un libro.
18) Quanto ti è importato, nonostante tutto, il giudizio degli altri?
Conta. Ha il potere di distruggerti o di portarti in alto. Ma non deve mai contare così tanto da farti perdere di vista il tuo obiettivo o il tuo modo di essere.
19) Avete un motto all’interno della casa?
“Vogliamo proporvi buoni libri. Vogliamo regalarvi emozioni”, è la nostra mission. E credo racchiuda davvero tutto il senso di quello che siamo e ci sforziamo di essere giorno dopo giorno.
20) E infine, quali sono le ambizioni della Words Edizioni?
Io dico sempre che da grande voglio diventare grande. Crescere, essere un brand riconosciuto, apprezzato, riuscire a proporre sempre novità e originalità senza snaturarsi. Questo, in definitiva.