Le vicende si snodano agli inizi del IX secondo, fra Inghilterra e Scozia, dove i personaggi si rincorrono fra i lunghi corridoi delle tenute patronali e gli arbusti fitti della brughiera. È una danza di anime, dove non ci sono né buoni, né cattivi, ma semplicemente esseri umani con luci e ombre, sfaccettature e contraddizioni.
Freya Howards, figlia del Conte di Norfolk, e Henry Stuart, Conte di Suffolk, sono i veri protagonisti intorno a cui ruotano, come satelliti, tutti gli altri. Forti, resilienti, passionali e orgogliosi si scoprono attratti l’uno dall’altra quasi per caso, lentamente, succubi di un sentimento coltivato e assaporato, mai impetuoso, semplicemente vero. La narrazione li porta a vivere come su di un’altalena, sospinti dal vento degli eventi, che li trascina alternativamente verso il cielo o li schiaccia verso il suolo. Fra alti e bassi, però, riusciranno a fermare la corsa per tornare stabili, l’uno al fianco dell’altra.
Ho cercato di costruire una storia verosimile dove forza e fragilità di mescolano e si compensano; dove la redenzione è possibile, per quanto le azioni possano considerarsi crudeli. Tutti sbagliano in “Come la pioggia e la Scozia”, ma tutti cercano anche di rimediare ai propri errori, i quali, come una farfalla che sbatte le ali, creano onde di eventi avversi che sovrastano colui che si trova sulla traiettoria. Causa e effetto si muovono come in una giostra di cavalli, inseguendosi, ma senza mai raggiungersi, perché frenati dalla necessità impellente di porre rimedio al disastro.
Costruito con una composizione ad anello, “Come la pioggia e la Scozia” macina pagine come un romanzo di formazione, portando alla ribalta la caduta e l’ascesa dei suoi personaggi, in un percorso votato alla rivalsa e al desiderio di riscatto.
Succubi di una guerra interiore, trainati da sentimenti contrastanti, innamorati dell’idea dell’amore, ma ciechi di fronte al vero sentimento, Freya e Henry coltivano gli attimi come fossero tesori, anche se nemmeno se ne accorgono. Sprofondano nelle loro delusioni, dense e letali come sabbie mobili, ma riescono anche a emergervi, grazie al supporto e all’affetto reciproco. I protagonisti così danzano come equilibristi sulle righe d’inchiostro, sorreggendosi a vicenda per non cadere fra gli spazi bianchi.
“Come la pioggia e la Scozia” è una favola bella, ambientata nel passato, ma portatrice di valori moderni a cui ognuno di noi può ispirarsi. Come nella vita reale, ogni morso può nascondere zucchero e fiele, ma la felicità vale sempre il rischio.
Giulia