La serie Il tredicesimo segno, come da tradizione nel genere fantasy classico, da Tolkien in poi, ha al suo centro un conflitto tra bene e male. La divisione è enfatizzata dalla simbolica contrapposizione luce-tenebre, che spesso si associa a questo tipo di conflitto: Shaitan, la minaccia da combattere, è un dio dell’oscurità.
I paladini, di conseguenza, dovrebbero idealmente incarnare le forze della luce.
Nella realtà, non è proprio così. I paladini si riuniscono in base alle antiche storie e a una profezia incompleta, che pare mettere in guardia contro il ritorno di Shaitan, fino ad allora imprigionato, incitando gli abitanti dei dodici regni a combatterlo per la propria sopravvivenza.
Fin da subito, però, in questo muro che divide bene e male si insinuano delle crepe. Già nel primo volume si intuisce come i resoconti storici sconfinino spesso nella leggenda e lascino troppi punti oscuri.
Ma è nel secondo volume, Il cuore celato della fiamma, che emergono altri dettagli stonati. Nisan, che è suo malgrado a capo del gruppo dei paladini, ha modo di sentire anche la versione del nemico, da cui si evince come le cose siano più complesse di quanto immaginato: sono stati commessi torti da ambo le parti, e il popolo di Shaitan non sembra essere stato il gruppo di fanatici guerrafondai descritti dalle storie, ma piuttosto una minoranza stigmatizzata per la sua diversità e per la paura dei suoi poteri, che si è trovata costretta a difendere la propria sopravvivenza.
L’altro elemento a confondere Nisan è proprio il nemico che si trova davanti. Melqart, ultimo discendente della sua razza, nonostante il carattere brusco, il comportamento spietato e le mire di conquista, non sembra affatto un pazzo fanatico o una persona malvagia. Anzi, si rivela intelligente e ragionevole, in molti casi addirittura sensibile. Tutto ciò che fa è teso ad aiutare il suo dio e ad adempiere alle responsabilità verso la propria gente che ha ereditato dal suo lontano antenato Esmail. È uno dei personaggi più complessi — e, ammetto, uno di quelli a cui sono più affezionata — e la sua importanza aumenterà nei prossimi volumi, riservando anche dei colpi di scena.
Il caso di Ahriman è ancora più difficile da inquadrare dalla parte del male o anche solo di un antagonista. Lui segue i piani di Melqart e del dio oscuro, ma ha completa fiducia di stare agendo per il vantaggio di tutti. Non c’è nessuna volontà di nuocere in lui, solo l’ingenuità di un ragazzo cresciuto con un’unica visione dei fatti.
Se il lettore si aspetta un fantasy epico dove i confini tra bene e male sono netti e chiari, dove i buoni trionfano sui cattivi ed è facile prendere posizione — nello stile de Il Signore degli anelli — resterà deluso.
I confini qui sono volutamente mutevoli e difficili da tracciare, per una precisa scelta di tentare di rispecchiare la complessità del reale, pur all’interno di un universo fantastico. Il male e il bene assoluti sono talmente rari da rappresentare un’eccezione. Il più delle volte la distinzione dipende dal punto di vista, dagli interessi in gioco e dai fraintendimenti inevitabili tra persone e popoli con provenienze e storie molto differenti.
Perfino la divisione tra eroi e antagonisti non è scontata in questa serie, nonostante nei primi volumi sembri tutto sommato netta. A mio modo di vedere, ci sono due gruppi di eroi che hanno metodi e scopi molto diversi, ma anche un nemico comune che non si rivelerà fino all’ultimo.
È indubbio che impedire la liberazione di un dio arrabbiato sia di vitale importanza per gli esseri umani, ma i paladini si troveranno di fronte a un grosso dilemma: non solo impedirne la liberazione è un’impresa ardua e pericolosa, ma non è nemmeno certo che sia la soluzione migliore. L’oscurità, e tutto ciò che rappresenta, è parte integrante del tessuto del mondo, e tenerla fuori da esso può avere conseguenze disastrose sull’equilibrio globale.
Nessuna delle parti coinvolte possiede tutte le informazioni, ognuna agisce in base alla propria conoscenza limitata. La situazione si potrebbe risolvere solo con una collaborazione, in vista del comune scopo di far sopravvivere il genere umano, ma le differenze di vedute la renderanno molto problematica.
Nei prossimi volumi emergeranno ulteriori scoperte e informazioni in grado di rimescolare le carte in tavola. Fino all’ultimo, niente in questa storia è scontato come può sembrare, così come non sono mai netti i confini tra luce e ombra.